L’uso della microscopia laser confocale nella diagnosi di BCC occulti

L’uso della microscopia laser confocale nella diagnosi di BCC occulti

Simone Cappilli
Istituto di Dermatologia, Università Cattolica del S. Cuore – Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, Roma

Riportiamo di seguito il caso clinico di un paziente di 42 anni, che giungeva alla nostra osservazione per l’insorgenza di una lesione rosea sul volto in regione malare sinistra da circa 1 anno. Il paziente riferiva inoltre una crescita progressiva nel tempo. L’esame clinico evidenziava una macula eritematosa localizzata a livello del solco naso-labiale di sinistra, (Fig. 1, A) mentre l’esame dermatoscopico mostrava un background eritematoso attorno ai follicoli piliferi con solo alcuni sottili vasi lineari e ondulati (Fig. 1, B). La lesione era suggestiva per una cheratosi attinica (AK). Veniva prescritto un trattamento topico con diclofenac 3% due volte al giorno per 3 mesi ma senza beneficio. Veniva pertanto eseguito un esame di microscopia laser confocale (RCM), che ha permesso di identificare aspetti caratteristici quali la presenza di cellule dendritiche negli strati alti e di isole iperrefrattili con “clefting” periferico (spazio vuoto, privo di strutture, in quanto corrispondente ad accumulo di mucina) a livello della giunzione dermo-epidermico consentendo di formulare la diagnosi di carcinoma basocellulare (BCC) (Fig. 1, C). La lesione è stata quindi asportata chirurgicamente e l’esame istopatologico ha confermato la diagnosi di BCC superficiale (Fig 1, D).

DISCUSSIONE

Sia i BCC che le AK sono neoplasie cheratinocitarie che si sviluppano con maggiore frequenza su cute fotodanneggiata di individui anziani. L’esame obiettivo e la valutazione dermatoscopica sono utili per differenziare le AK dai BCC nella maggior parte dei casi consentendo un approccio terapeutico appropriato. In alcuni pazienti però sia le caratteristiche cliniche (età compresa) che i pattern dermatoscopici possono essere aspecifici e di non univoca interpretazione, come nel caso riportato. Qui infatti abbiamo osservato la presenza di uno sfondo eritematoso attorno agli sbocchi follicolari associato ad alcuni vasi ondulati, caratteristiche suggestive di AK. La persistenza di aspetti dermoscopici aspecifici dopo il trattamento ci ha portato a eseguire l’RCM per identificare eventuali clues diagnostici. Negli ultimi anni, diversi studi hanno dimostrato che l’RCM è una procedura non invasiva utile per diagnosticare lesioni melanocitarie e non melanocitarie tra cui AK e BCC, consentendo una risoluzione molto simile a quella istologica e un aumento conseguente dell’accuratezza diagnostica. Questo è un aspetto cruciale in particolare sul viso poiché l’uso della RCM può consentire di risolvere dubbi di diagnostica differenziale. Nel nostro caso, la diagnosi finale è stata effettivamente supportata dalla RCM, che ha permesso di identificare caratteristiche tipiche del BCC come cellule dendritiche iperrefrattili negli strati alti dell’epidermide e presenza di isole tumorali iperrefrattili, circondate da clefting periferico alla giunzione dermo-epidermica. Possiamo concludere affermando che l’utilizzo di RCM è altamente raccomandato in tutte le lesioni equivoche specie nel volto e nelle lesioni che non rispondono al trattamento topico, in modo cosi da evitare cicli di trattamento prolungati o ripetuti ed eventuale progressione della neoplasia.

Fig.1a – Macula eritematosa localizzata al solco naso-labiale di sinistra

Fig.1b – Vasi ondulati su un background eritematoso sono visibili all’esame dermatoscopico

Fig.1c – Un’isola tumorale con il tipico clefting periferico è visualizzabile con l’esame in microscopia laser confocale

Fig.1d – L’esame istologico mostra la presenza di isole basaloidi nel contesto di una severa elastosi solare