Lorenzo Tofani
Unità Operativa di Dermatologia, Policlinico di Roma “Tor Vergata”
La rosacea è una patologia nota dal lontano 1842, quando il medico inglese Sir. Erasmus Wilson la distinse nosologicamente dall’acne; la rosacea è, oltretutto, la patologia originaria di termini storici quali la couperose e l’eritrosi, definizioni che indicano rispettivamente le teleangectasie centrofacciali persistenti e l’eritema centrofacciale permanente.
Oggigiorno la rosacea è suddivisa in quattro fenotipi clinici: eritemato-teleangiectasica, papulo-pustolosa (ex acne-rosacea), fimatosa e oculare. Si preferisce non fare più riferimento ad essi come stadi bensì come entità fenotipiche poiché si vuole scongiurare l’idea che essi possano essere di natura necessariamente evolutiva, dal momento che possono esserci pazienti affetti dal medesimo fenotipo nel corso della loro vita.
Negli anni i dati sulla patogenesi si sono sempre più arricchiti di nozioni e ad oggi possiamo ricondurre a cinque grandi ambiti le ricerche su questa patologia: immunoflogosi, neuroflogosi, i canali recettoriali espressi a livello delle fibre sensoriali di piccolo diametro (fibre C e Aδ) recettori- Transient Receptor Potential Vanilloid (TRPV), angiogenesi e ROS.
L’immunità innata è un fattore importante nel mantenimento dello stato infiammatorio nei pazienti con rosacea; i cheratinociti delle zone affette presentano, infatti, una maggior espressione di Toll-Like Receptor 2 (TLR2) e producono una maggior quantità di callicreina 5 (KLK5). I TLRs attivati aumentano, a loro volta, la produzione di peptidi antimicrobici (AMPs) da parte dei cheratinociti. Più in dettaglio, KLK5 è una peptidasi di catelicidina, un AMP maggiormente prodotto nei pazienti con rosacea; catelicidina, una volta clivata, produce LL-37, il peptide necessario per la chemiotassi leucocitaria e per la neoangiogenesi.
Lo stress psicologico e/o ambientale aumenta a livello dell’innervazione periferica della cute affetta, la produzione di sostanza P ed il reclutamento dei mastociti, questi ultimi responsabili della produzione di sostanze pro-infiammatorie di vario genere.
I TRPVs sono dei recettori-canale sensibili alla temperatura presenti sulle terminazioni nervose e sull’endotelio; i TRPVs possono essere attivati dai raggi UV e sono maggiormente espressi nella cute dei pazienti con rosacea. L’aumento della temperatura genera un’attivazione del microcircolo che porta a vasodilatazione e all’apertura dei circoli collaterali, al fine di disperdere il calore in eccesso; tuttavia, se tale stato permane nel tempo, si instaura un cross-talk endotelio-pericita che tramite produzione di VEGF, CD31 e D2-40 va ad attivare la neoangiogenesi distrettuale.
Dei ROS si conosce il loro effetto sullo stress cellulare e la loro capacità nel mantenere uno stato infiammatorio: molte terapie anti-rosacea sono attualmente rivolte contro la loro produzione.
In ultimo, il ruolo di Demodex follicolorum e D. brevis nella patogenesi della rosacea risulta controverso: se da un lato è nota la loro capacità di attivazione dei TLR2, che farebbe presupporre una loro attività nell’insorgenza della patologia, dall’altro lato il Demodex spp. risulta essere maggiormente presente nell’ epidermide dei pazienti con rosacea, visto il microambiente favorevole provocato dall’aumento del calore; secondo quest’ultima affermazione, la sua presenza potrebbe essere consequenziale allo sviluppo di rosacea. Ulteriore motivo di controversia è legato alla terapia antiparassitaria topica/sistemica che non sempre risulta essere efficace.
CHALLENGE
In un recente articolo viene dibattuto il legame fra rosacea e patologie internistiche. L’infiammazione, che è nota essere il primum movens della patogenesi della rosacea, accomuna differenti patologie: disturbi psichiatrici, tumori, sindrome metabolica, malattie infiammatorie croniche intestinali, infezioni croniche da Helicobacter Pylori e lo status tabagico possono essere considerati fattori di rischio o concause della rosacea, che dovrebbe, pertanto, essere considerata una patologia sistemica.
Oltre al Demodex spp., dunque, si apre uno scenario molto più complesso che renderà la comprensione della patogenesi un’opportunità, per ottimizzare le opzioni terapeutiche ed arrivare ad una Tailored Medicine (Precision Medicine), pur rispettando le norme della Evidence-Based Medicine.
Bibiografia
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